Crema, 29 giugno 2023

(Luigi Dossena e Pier Giorgio Ruggeri) Matilde di Canossa e il suo odio per Crema, dove peraltro pare non sia mai stata. La donna più potente del secolo costruì il suo potere concedendo le sue grazie a Papa e imperatore. Terza di tre fratelli, i primi due morti, figlia di secondo letto di Bonifacio di Canossa e di Beatrice di Lotaringia, gestisce con la madre l'immenso patrimonio che Richilde, moglie di primo letto del padre, lascia al marito alla sua morte. Tra le terre ereditate c'è anche l'insula Fulcheria entro i confini della quale Enrico II fonda Crema nel 1066. Matilde non ha mai accettato la città, anche perché ritiene, giustamente, che il territorio sia tutto suo e che la città sia nata senza che Enrico II glielo chieda. Ma c'è di più. Matilde diventa amante del Papa Bonifacio VII (e poi del cugino, l'imperatore Enrico IV) e fa scomunicare il vescovo di Cremona, Arnolfo da Velate per simonia, il quale trova riparo Gabiano, Offanengo, Camisano e poi a Crema, dal 1068. Questo sgarro resterà impresso in Matilde che medita di vendicarsi. L'opportunità appare nel 1097 e il casus belli è la donazione di monasteri alla chiesa di S. Benedetto di Crema, il 1° dicembre 1097, monasteri che appartenevano alla regola di Monteccasino. Matilde e il Papa, invece, erano favorevoli a quella di Clunj. Pochi giorni dopo Matilde è a Piadena con i cremonesi che devono supportarla contro l'imperatore di Francia Enrico IV nella battaglia di Mantova. L'imperatore vuole i suoi domini e Matilde si deve difendere. Chiama i cremonesi e regala loro l'insula Fulcheria, senza accennare a Crema. A nulla valgono le preghiere di Enrico II, che va a Piadena per scongiurare Matilde di non firmare l'atto di cessione. Lei resiste ed Enrico II torna a Crema e organizza la difesa. Solo tre mei più tardi, a marzo, c'è la battaglia di Salvirola contro i cremonesi, che vince, riconquistando la libertà.