Crema, 20 febbraio 2025

(Annalisa Andreini) Cinquant’anni di dolcezza e passione.

Questo è il traguardo raggiunto dalla pasticceria Samanni di Crema, che proprio nel giorno di San Valentino del 1975 cominciava il suo percorso nel mondo cremasco dei dolci.

“All’inizio, quando abbiamo aperto io e mia moglie Daniela - racconta Antonio Samanni - era solo una pasticceria, poi quando ci siamo trasferiti nel ‘88 il locale, che è ancora quello attuale in viale Indipendenza, è diventato anche caffetteria, bar, pasticceria e gelateria. Ed è rimasto tuttora così, tranne che per la parte dei gelati. La nostra particolarità è il laboratorio a vista, a cui teniamo molto e che ha un valore aggiunto anche per i clienti che, entrando, possono vedere il nostro modo di lavorare. E tanti buttano l’occhio! Inoltre, abbiamo aperto, da qualche anno, anche il dehor esterno, che funziona molto bene”. 

La parola d’ordine qui è tradizione, che si respira palesamente ma con un grande rispetto per la professione: “La tradizione per noi è fondamentale, funziona e la manteniamo con forza, anche se ogni tanto introduciamo qualche novità- continua Antonio. Nel nostro bancone espositivo non mancano mai i pasticcini e i biscotti classici come pure le torte tradizionali, sempre molto richieste dai nostri clienti per le occasioni speciali, come la Chantilly e la Saint Honoré. Naturalmente abbiamo anche introdotto alcune torte moderne e delattosate e con richieste particolari per venire incontro a tutte le esigenze”. 

Quali sono i vostri cavalli di battaglia?

“Sicuramente la pasta lievitata, che è presente tutto l’anno: le veneziane, il Kranz (un intreccio di pasta lievitata, sfoglia e uvetta), la crostella con l’ananas (un unicum) e naturalmente la Spongarda, il dolce tipico di Crema”.

Antonio Samanni è uno dei pasticceri storici che ha fondato nel 2009 la Congrega della Spongarda con l’obiettivo di fare conoscere e promuovere una ricetta del Settecento. In uno dei nostri percorsi degustativi fuori dal territorio è stata presentata in abbinamento all’aceto balsamico.

E il dolce a cui è più affezionato? 

“La sfoglia con la crema pasticcera, preparata ancora con gli ingredienti canonici e le materie prime scelte con la stessa cura e attenzione di sempre.

La mia sfoglia è ancora quella di 50 anni fa. Quando riprendo in mano il mio vecchio libro di ricette, lo chiamo scherzosamente la Bibbia”. 

È tuttora una pasticceria a conduzione familiare?

“Certamente, lo è sempre stata e lo è ancora: oltre a me e a mia moglie ci sono le mie figlie Denise e Rowena e mio nipote Alessandro, che è entrato ufficialmente nell’attivitá e rappresenta quindi il futuro. Devo dire che, nel corso della nostra storia, tutti i ragazzi e le ragazze che hanno lavorato o fatto uno stage con me hanno poi aperto una loro attività e questo mi fa davvero molto piacere. Significa che ho insegnato loro bene”. 

Qualche episodio da ricordare in particolare? 

“Certamente il riconoscimento da parte di regione Lombardia di locale storico nell’ottobre 2024. Mi è dispiaciuto invece non aver potuto partecipare al programma televisivo del pasticcere Damiano Carrara. L’avrei fatto molto volentieri, ma in città purtroppo non aveva avuto altre adesioni da parte dei pasticceri e, quindi, non è stato possibile”. 

Un’atmosfera densa di tanti ricordi, desideri realizzati e torte impastate in un progetto di vita che si è realizzato con impegno, costanza e un grande amore per il proprio lavoro.