Crema News - Crema - Amianto, ancora morti

Dal territorio, 26 ottobre 2024

( Annalisa Andreini)  C’è ancora dell’amianto nel Cremasco.

Sono trascorsi 32 anni dalla messa al bando dell’amianto come materiale altamente pericoloso ma sono ancora tante, troppe, le vittime del mesotelioma maligno. La causa, per il 90 % dei casi, è legata all’esposizione delle fibre cangerogene, minuscole e durevoli, liberate nell’aria dalla dispersione dell’amianto quando si deteriora.

Sono 375 sono i comuni italiani che hanno un indice più alto di decessi, nel decennio tra il 2010 e il 2020, secondo il dossier Impatto dell’amianto sulla mortalità, pubblicato dall’Istituto superiore di sanità. E, tra questi, ben cinque si trovano nella provincia di Cremona( quattro nel cremasco).

Sotto le luci dei riflettori Capergnanica, Romanengo, Ripalta Cremasca, Credera Rubbiano e Sospiro.

Con una visione più ampia i tassi di mortalità decisamente superiori, per entrambi i sessi, rispetto al trend nazionale, si evidenziano in quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Un tumore quindi ancora purtroppo attivo e cattivo in quanto attacca le membrane che rivestono gli organi interni.

Sotto accusa è proprio l’esposizione prolungata alle fibre di amianto, in caso di frantumazione del materiale. 

Nel mirino anche le discariche abusive di amianto, che ogni tanti si trovano sul territorio cremasco, come pure ancora molti tetti di vecchie abitazioni, capannoni e stalle.

Del resto la Lombardia è nota per aver accumulato per anni grandi quantità di amianto nell’ambito delle costruzioni, anche se ha avviato negli ultimi decenni una serie di percorsi di bonifica.

All’interno del Registro nazionale mesoteliomi sono segnalati tutti i casi, paese per paese nel decennio 2010-2020, per un totale di quasi 17mila persone( di cui 12.276 maschi e 4717 femmine). 

Tre morti a Credera Rubbiano e Capergnanica rispetto a una media di 0,83 e 0,73 decessi attesi. Segue Ripalta Cremasca con quattro morti rispetto a 1,45 attesi e poi Romanengo e Sospiro con cinque morti, rispetto a 1,15 e 1,78 previsti.

Ma c’è un altro tumore che fa paura in Lombardia, che appare legato all’amianto e che è forse meno considerato: il tumore ovarico. 

Il rapporto decennale infatti dedica una parte anche all’analisi della percentuale, che è da attribuire all’amianto nelle morti per tumore ovarico, che aumenta del 30% nelle zone a rischio esposizione.

L’Inail ha messo in cantiere da tempo il progetto Sepra, con diverse finalità per tenere sott’occhio il problema-amianto, che ancora affligge diverse parti del territorio italiano. 

In primis monitorare tutte le malattie che hanno una possibile correlazione con con l’amianto-killer e soprattutto supportare pazienti e familiari nell’iter, spesso non facile, dell’assistenza sanitaria.

E gli effetti patogeni legati all’esposizione all’amianto (che colpisce soprattutto lavorarori nell’edilizia, nell’industria manifatturiera, nella metalmeccanica, nella fresatura e nei cantieri navali) sono diversi e possono anche comparire dopo molti dalla prima esposizione, variando dai 30 ai 60 anni.

Infine, oltre al mesotelioma maligno e al tumore ovarico, anche l’asbestosi è un’altra malattia che colpisce i polmoni di chi ha inalato micro fibre e polvere di amianto e anche in questo caso i numeri dei pazienti coinvolti sono alti.