Crema, 25 agosto 2024
(Annalisa Andreini) Estate: tempo di feste e sagre e tempo anche di patatine fritte, presenti in quasi tutti i menu. Del resto piacciono a chiunque e a qualunque età.
Tre Paesi si contendono la paternità dell'invenzione: Stati Uniti, Belgio e Francia. Partiamo dall’ipotesi a stelle e strisce: l’inventore è George Crum, chef di origine indiana di un ristorante di New York. Tutto sarebbe nato dalla lamentela di un cliente per le patate tagliate troppo spesse. Lo chef decise allora di servirle tagliate sottili ma fritte (non solo rosolate): pensava di fare un dispetto e invece furono molto apprezzate.
Secondo i Belgi invece autori dell’invenzione sarebbero stati i pescatori valloni, a sud del Paese. Solitamente friggevano i pesci del fiume Mosa, che però d’inverno gelava: i pesciolini venivano quindi sostituiti dalla patate tagliate a bastoncino e fritte. Oggi da loro si chiamano patatine fritte belghe.
Infine, anche i francesi hanno la loro opinione: le frites sarebbero comparse dietro i banchetti degli ambulanti per la prima volta sul Pont Neuf a Parigi, poco prima della Rivoluzione francese (1789).
Poi c’è la curiosità delle cotture: i belgi sono stati gli artefici della seconda cottura, che rende le patatine particolarmente croccanti, mentre il metodo della tripla cottura è stato introdotto dallo chef inglese Heston Brumenthal.
Da noi vige, solitamente, una sola cottura.
Tante anche le salse di accompagnamento: maionese e ketchup, ma anche senape, salsa al curry, salsa satay di arachidi, salsa al formaggio e olio al tartufo.
Quest’anno però i dati delle varie sagre e feste popolari indicano una leggera diminuzione nel consumo di patatine fritte, sostituite da maggiori porzioni di insalata e pomodori e anche fagioli e cipolle.
Ma non è tutto.
La sagra di Fossa di in questi giorni ha deciso di non inserire nel menu le patatine fritte per una scelta più locale: petali di zucca fritta biologica (deliziosi, provare per leccarsi le dita, ndr), provenienti da Bellaguarda (Mantova).
Un’ottima alternativa sostenibile, croccante e gustosa e un modo per far conoscere e degustare anche ai visitatori la zucca del territorio.
Un plauso, comunque, alla sagra di Fossa edizione 2024, che accanto ai piatti storici della tradizione (come gli Gnoc a la Mulinera, la trippa servita in tazza, i guancialini con polenta e il Luadel con spalla cotta, pecorino di Pienza e cipolle in agrodolce) ha proposto anche un piatto vegetariano (cous cous, frittatina, crostone con caponata).