
Crema,31 luglio 2025
Gentile direttore,
ho letto con interesse e con iniziale entusiasmo (dopo anni di attesa vana dei tempi della politica di Crema), del nuovo regolamento comunale sugli “stalli rosa” in questi giorni scorsi. Da mamma in dolce attesa della mia secondogenita, mi sono illusa, che almeno con la nuova arrivata sarei riuscita a evitare scomode passeggiate dall'auto al consultorio, con carrozzina, borse e vivace sorellina di due anni al seguito.
Poi sono arrivata a quel piccolo dettaglio: il permesso rosa è riservato solo ai residenti del comune di Crema. E così, di nuovo, mi ritroverò a fare la spola tra parcheggi lontani e servizi essenziali come l'ospedale, la pediatra, il centro vaccinale, il consultorio. Il fatto che io viva in un comune limitrofo, a meno di dieci minuti d’auto da Crema, sembra annullare qualsiasi necessità logistica o umana.
Una donna incinta o una mamma con una neonata non residente, ma costretta a recarsi a Crema per ogni visita, controllo, vaccinazione, non ha forse le stesse necessità di accessibilità e sicurezza di una residente?
Inoltre, se l’intento era modernizzare e semplificare, perché prevedere ancora tessere cartacee da esporre sul cruscotto? Non sarebbe stato più efficiente associare il permesso rosa direttamente alle targhe dei veicoli utilizzati dalla famiglia? I controlli, ormai digitali, da parte della polizia locale o da ausiliari autorizzati, potrebbero essere immediati.
L’amministrazione ha presentato l'iniziativa usando i termini tutela, vicinanza e accessibilità. Ma forse, proprio perché si tratta di un tema che tocca la quotidianità di tante famiglie, una maggiore apertura (almeno ai residenti del distretto sociosanitario) sarebbe stata auspicabile.