Dal territorio, 25 dicembre 2025, santo Natale
Gli auguri dei vescovi della diocesi di Cremona, Lodi e Crema
Torniamo a Betlemme
"Sono stato a Betlemme, con gli altri vescovi lombardi, due mesi fa. In una grotta vuota, a causa della paura per la guerra. E come vorrei tornarci presto, con tanta gente, tutti pellegrini di speranza anche dopo questo giubileo, in tempo di ritrovata pace. Per sorridere e salutare, da cristiani, i nostri fratelli ebrei e quelli dell’Islam, chiamati a una sofferta riconciliazione. Sono sicuro che anche Papa Leone ha questo grande desiderio, dopo aver sfiorato la Terrasanta, volando a sud in Turchia e a nord in Libano.
Il Papa ha espresso anche il desiderio di andare a Kiev, non contro qualcuno, ma per incoraggiare il dialogo tra popoli che gareggiano nella devozione alla stessa Madre, Maria, la madre di Gesù, il Salvatore venuto a portare sulla terra il fuoco dell’amore, lo Spirito di Dio, che può spingerci a far cessare il fuoco delle armi.
Forse è ancora presto (o meglio, è sempre tardi!) per realizzare questi desideri, e dunque non li metteremo via passate le feste. Devono infatti diventare progetti in cantiere, percorsi da intraprendere, passi quotidiani da osare. Tornando subito a Betlemme, col cuore, per contemplare l’unico vero Natale che ci riempie l’anima di serena fiducia: quello di Gesù, Colui che è venuto, viene e verrà. La liturgia della Chiesa ce ne offre l’annuncio sicuro, i segni eloquenti, la grazia interiore, la gioia da spartire. Invito tutti a celebrare così il mistero dell’Incarnazione,
districandosi nella giungla dei natali consumistici, superando la tentazione di farne un comodo spettacolo cui assistere dal divano di casa. Per fare bene Natale, abbiamo bisogno di tutti, di ciascuno, anche di te. Per una preghiera corale, bella e potente. In cui i migliori cantori sono i piccoli e i poveri, gli ammalati e gli anziani, i carcerati e chi serve in vari modi la vita della collettività. Lavorando anche a Natale. Per tutti risuona ancora l’annuncio, il canto, l’invito: “È nato per voi il Salvatore”. Gli faccia eco la decisione di chi si mette in cammino, magi o pastori del terzo millennio: “Andiamo fino a Betlemme”, perché la grotta non resti vuota. Accalchiamoci tutti, affamati di senso per la vita, sostenendoci e non rivaleggiando. Senza temere: perché c’è amore, grazia, speranza per tutti. La vita piena, vera, eterna, che sgorga dalla paternità di Dio, si è manifestata e chi ne ha assaporato il gusto si illumina in volto e ne irradia il calore.
Il nostro è un tempo difficile, impegnativo, e proprio perciò stupendo per essere cristiani, discepoli del Bambino Nascente, che da laggiù, da ogni grotta della storia e della società, vagisce e impone un sussulto di umanità. Innanzitutto a quanti condividono la grazia della fede. E a tutti gli uomini e le donne che si riconoscono nella medesima dignità e nella fraternità universale. Così, svuotati di ciò che ci appesantisce e frena, torniamo liberi di credere e di gioire.
Augurandoci in verità l’umile pienezza del Natale".
Antonio Napolioni, vescovo di Cremona
Testimoniamo la speranza che non delude
"La celebrazione della nascita di Gesù, il figlio di Maria di Nazaret, che i cristiani riconoscono come Figlio di Dio, porta con sé anche la conclusione del Giubileo, inaugurato da papa Francesco nel Natale del 2025: si concluderà nelle diocesi di tutto il mondo domenica 28 dicembre, e a Roma il prossimo 6 gennaio 2026.
Anche un Anno santo ‘ordinario’ (perché celebrato nella cadenza regolare del quarto di secolo), come questo che si conclude, rimane pur sempre un evento straordinario, caratterizzato dai diversi appuntamenti vissuti in diocesi o a Roma o altrove, anche in virtù delle scelte fatte da cia- scuno, o da comunità e gruppi, per partecipare della grazia del Giubileo.
L’Anno santo finisce: ma non finisce il compito, indicato a suo tempo da papa Francesco, di dare testimonianza della speranza che “non delude” (cf. Rm 5,5), speranza che non è solo una fiammata che si accende e divampa, per poi spegnersi quando si volta pagina e si passa ad altro.
La nascita di un bambino o di una bambina è portatrice di speranza: normalmente suscita una ventata di gioia e sogni di futuro per chi gli è più vicino. Ma poi la vita di un bimbo, di una bimba, dei suoi genitori, entra nella ‘normalità’, nel quotidiano: che non è altra cosa, ma un altro modo, un’altra condizione, nella quale vivere la speranza suscitata da una vita nuova.
È stato così anche per la nascita di Gesù: il canto degli angeli, lo stupore dei pastori, il mistero dei Magi venuti da lontano... queste cose, che ricorderemo nei prossimi giorni, rientrano nel- l’ombra, e Gesù entra nella vita ordinaria di un bambino che vive e cresce, e diventa adolescente e giovane uomo e rimane per tanti anni silenzioso e nascosto. Eppure, Egli rimane la speranza che Dio offre a tutti: lo rimane anche nell’ordinario, nel quotidiano, nel succedersi di giorni e mesi che non offrono emozioni significative, che sembrano banali...
Celebrato il Natale del Signore, portato a termine l’Anno santo, ci viene chiesto di “tenere viva la speranza” (cf. Rm 15,4) nell’esistenza quotidiana, nel filo dei giorni che si susseguono. Grazie a Dio, sono tanti gli uomini e le donne artefici del miracolo di far crescere nell’ordinario della vita la speranza che Dio dona al mondo nel suo Figlio Gesù Cristo. La vita delle famiglie, i luoghi del la- voro, la scuola, le stanze degli ammalati, lo sport, l’impegno di chi fa volontariato, di chi opera per il bene comune, persino la sofferenza di chi è straniero o emarginato, di chi cerca casa e lavoro, persino la condizione di chi sta in prigione, di chi cerca un senso della propria vita... In queste e altre situazioni simili germoglia la speranza ‘feriale’, così come la speranza venuta al mondo nella poesia di Betlemme è cresciuta silenziosamente nella vita quotidiana di Nazaret.
Auguro a tutti di contemplare la speranza nel volto del Bambino posto nella mangiatoia; e di trarne forza per essere operatori della speranza che vive nella ‘nostra’ Nazaret, nella vita di ogni giorno, trasfigurata dall’amore di Dio che si è manifestato in quel Bambino. Buon Natale!"
Daniele Gianotti, vescovo di Crema