Spino d’Adda, 22 gennaio 2025
(Gianluca Maestri) La vicenda della mancata stipula della convenzione urbanistica per la costruzione di una Rsa in via Ungaretti, opera che almeno per il momento non si farà, infiamma il clima politico spinese.
Il gruppo di minoranza consiliare Spino Futura chiede le dimissioni del sindaco Enzo Galbiati: “Ha preferito, in questi anni, agevolare il privato piuttosto che garantire un risultato concreto per la comunità spinese per la quale il fallimento della vicenda Rsa rappresenta un danno economico e sociale ingente”. Una gestione della vicenda, quella di Galbiati, ritenuta quindi insoddisfacente dall’opposizione. "Chiediamo di spiegare in tutte le sedi competenti le ragioni di questo stallo, le motivazioni dietro l’apparizione e la sparizione di documenti e il ruolo dei soggetti esterni coinvolti nell’operazione. Riteniamo – affermano il capogruppo consiliare Paolo Riccaboni e i suoi collaboratori - che un sindaco degno di questo ruolo dovrebbe trarre le conseguenze di questo clamoroso fallimento politico e amministrativo e valutare le proprie dimissioni”.
Puntuale, arriva la replica del gruppo di maggioranza Al servizio degli spinesi. “Per prima cosa invitiamo ogni consigliere comunale ad astenersi dalla diffusione di false notizie che, oltre a essere scorrette, alimentano confusione e sfiducia tra i cittadini. Le accuse mosse da Riccaboni sono solo illazioni che chiunque può smentire verificando gli atti pubblici. Lui chiede le dimissioni del sindaco sostenendo che avrebbe causato perdite economiche per il comune? Nel 2013 una variante progettuale riguardante l’area di via Ungaretti fu approvata e mai attuata, proprio come avvenuto in questi giorni per la nota questione Rsa. Il sindaco era Riccaboni ma proprio perché non era dipeso dal comune un fallimento analogo non portò alle sue dimissioni né la minoranza (di cui faceva parte Enzo Galbiati) gli chiese di andarsene. Forse, più che chiedere le dimissioni altrui, sarebbe utile fare un esercizio di coerenza. L’area di via Ungaretti è di proprietà privata dal 2005, venduta dall’amministrazione di allora alla società Compagnia Residenze Lombarde. Nessuna delle cinque amministrazioni che si sono succedute da quel momento è riuscita a chiudere questa complicata vicenda, compresa quella di Riccaboni, in carica dal 2011 al 2016. Il progetto della Rsa, fortemente voluto dalla nostra amministrazione e avente radici nella amministrazione Poli, avrebbe rappresentato una soluzione concreta non solo per questa annosa questione, ma anche per il contenzioso con il privato. Dove Riccaboni voleva dei palazzi noi vedevamo una Rsa. Purtroppo, la mancata firma non dipende dal comune, ma dall’assenza di accordo tra il privato e il suo acquirente. È quindi evidente che le accuse rivolteci sono non solo pretestuose, ma anche mal indirizzate”.