Dal territorio, 12 dicembre 2024

A volte ritornano.

Non è solo il titolo della raccolta del celebre scrittore di racconti horror Stephen King. In questo caso si tratta delle polveri di abbattimento dei fumi dall'acciaieria Arvedi con la presenza del Cesio 137 risultati in valore superiore i limiti di soglia e da mesi ferme, messe in sicurezza e stipate in otto container bloccati a Cagliari e Livorno. Presto, torneranno a Cremona. 

Durante il tavolo tecnico, presieduto dal prefetto della provincia di Cremona, Antonio Giannelli, che si è tenuto negli scorsi giorni in prefettura, è stato analizzato il piano operativo di sicurezza, redatto da ditta specializzata incaricata dall’Acciaieria Arvedi, che descrive le modalità di caratterizzazione dei container radioattivi, sia presenti presso lo stabilimento, sia provenienti dai siti di Cagliari e Livorno.  

Sul piano per il rientro, che è stato vagliato dai vigili del fuoco, Arpa Lombardia, Ats Val Padana, ispettorato del lavoro, è stato espresso parere favorevole condizionato al rispetto di una serie di prescrizioni, che al momento non sono state rese note della prefettura. 

Nei prossimi giorni verrà definito il cronoprogramma.

Lo scorso maggio, le scorie di lavorazione erano partite dall'acciaieria cremonese per essere sottoposte al trattamento presso lo stabilimento sardo di Porto Vesme, da dove erano state respinte per radioattività

Stando alle dichiarazioni ufficiali, il portale radiometrico per i materiali in ingresso all’acciaieria ha sempre funzionato regolarmente e non ha mai rilevato radioattività. L’assenza di radioattività in ingresso potrebbe non essere rilevata nel caso in cui il materiale radioattivo risultasse schermato in contenitori con piombo, come avviene normalmente per le apparecchiature che utilizzano radioisotopi. Una schermatura efficace, ma solo fino al momento in cui, nei forni, il piombo fonde. Per questo motivo, secondo le procedure di sicurezza, i controlli radiometrici prevedono delle verifiche anche in uscita dallo stabilimento, che in questo caso probabilmente non hanno funzionato correttamente.

Dopo un viaggio di centinaia di chilometri, i risultati effettuati nel porto sardo avevano infatti evidenziato "una concentrazione di attività per il Cesio 137 pari a 0,40 Bequerel/grammo sul primo container e di 0,18 Bq/g sul secondo", si legge nella prima relazione che riportava inoltre che il limite di non rilevabilità di 0,1 Kbq/kg, che quindi era stato superato 40 volte.