Lodi, 17 dicembre 2025

(Andrea Biraghi) Tre condanne e due assoluzioni.

Ieri il tribunale ha pronunciato la sentenza di primo grado sul deragliamento del Frecciarossa avvenuto alle 5.30 del 6 febbraio 2020 al confine con Ospedaletto Lodigiano, a fianco dell’autostrada del Sole.

La condanna più pesante è stata inflitta a Valerio Giovine, direttore produzione di Rfi dal 2019, condannato a 3 anni e 2 mesi. Il processo riguardava le contestazioni di disastro ferroviario e duplice omicidio colposo. Il pm Giulia Aragno aveva chiesto per lui 2 anni e 10 mesi, ritenendo l’incidente prevedibile ed evitabile, anche alla luce dei ripetuti richiami di Ansfisa a Rfi sulla necessità di definire procedure più rigorose di verifica tra scambi e segnali.

Condanne anche per Marco Caccioppoli, operaio interinale di Alstom, condannato a 2 anni e 8 mesi e per Giovanni Iantorno, collaudatore dell’attuatore per scambi, condannato a 2 anni e 10 mesi.

Nel procedimento rientrano anche le posizioni di Luca Fragoli e Bruno Squillace, operai di Rfi che avevano installato l’attuatore difettoso prodotto da Alstom: per loro era stato scelto il rito abbreviato, con pene poi ridotte in appello a un anno e otto mesi.

Il processo arriva a distanza di cinque anni dall’incidente che costò la vita ai due macchinisti Mario Dicuonzo e Giuseppe Cicciù, morti sul colpo. Secondo la relazione tecnica sull’incidente, i feriti furono 30, tra personale di bordo e passeggeri. I danni materiali furono ingenti: tra materiale rotabile e infrastruttura ferroviaria, il costo complessivo è stato stimato in oltre 10 milioni di euro.

L’incidente avvenne all’alba, durante il transito del primo Frecciarossa della giornata sulla linea ad alta velocità Milano–Bologna. Le indagini tecniche hanno ricondotto il deragliamento a un malfunzionamento del deviatoio impegnato dal treno a velocità elevata, in un contesto segnato da lavori di manutenzione effettuati nelle ore precedenti e da verifiche risultate insufficienti.

Nel corso di un dibattimento durato oltre due anni, fondato sulle indagini del Noif della Polfer e su numerose consulenze tecniche, sono state esaminate anche le posizioni poi sfociate nelle assoluzioni. Gli ingegneri Andrea Morganti, ritenuto responsabile della definizione delle procedure di collaudo e Francesco Muscatello, che aveva approvato specifiche di collaudo che indicavano la verifica dei cablaggi, sono stati assolti.

La Filt Cgil di Milano, costituita parte civile, ha ottenuto un risarcimento di 50mila euro che dovrà pagare il dirigente Rfi condannato. In base a quanto emerso nel corso del procedimento, risarcimenti erano già stati riconosciuti in sede civile prima della conclusione delle indagini.

Dopo la sentenza, Alstom ha diffuso una nota in cui ha ribadito il proprio impegno in materia di sicurezza e prevenzione e ha espresso vicinanza alle vittime e alle loro famiglie.

In aula erano presenti il figlio, il fratello e la vedova del macchinista Mario Dicuonzo, che hanno sottolineato come dal processo sia emerso un sistema fondato più su prassi consolidate che su regole puntuali, indicando in questo uno degli aspetti che dovrebbero cambiare.