Don Natale Grassi Scalvini
Cremasco, 26 ottobre 2025
XXX Domenica ord. C
La Parola: Sir 35,15-17.20-22 Sal 33 2Tm 4,6-8.16-18 Lc18,9-14:
Dal Vangelo secondo Luca Lc 18,9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Anche se un po’ in ritardo rispetto al solito, a causa ovviamente del cambiamento del parroco, riprendiamo pure noi il cammino catechistico per i nostri ragazzi. Uno degli aspetti positivi che caratterizzano questo evento, comune ormai a quasi tutte le parrocchie, è che finalmente si vedranno in chiesa alla celebrazione domenicale anche un po’ di ragazzi, visto che durante l’estate quasi tutti spariscono. Ma proprio con la parabola di oggi il Signore Gesù ci mette subito in guardia e ci invita a non rallegrarci troppo per la presenza in chiesa di tanti fedeli. Non basta frequentare il tempio per essere in buoni rapporti con Dio. Anzi proprio quello che si ritiene più a posto in realtà non viene benedetto da Dio perché in fondo è convinto di essere lui a fare un favore al Signore, tutto pieno di sé e convinto di meritarsi l’amicizia di Dio e la salvezza, grazie alle sue opere esteriori magari compiute senza una vera partecipazione di cuore. Naturalmente comprendiamo tutti che il Signore Gesù non vuole fare l’elogio e i complimenti ai peccatori; lui pensa infatti al peccatore pentito, umilmente consapevole del proprio peccato e dei propri limiti, disponibile nel profondo del cuore a riconoscere l’amore di Dio e a cambiare la propria vita secondo la volontà del Padre celeste.
Come tante altre volte il Maestro ci tiene a sottolineare che quello che conta di più non è l’esteriorità ma piuttosto la profonda intenzione del cuore. Purtroppo dobbiamo ammettere che viviamo in un mondo che ha fatto dell’esteriorità, dell’apparire, l’unica cifra interpretativa della realtà: uno vale non per quello che è ma per quello che appare, magari anche solo superficialmente. Si corre davvero il rischio che per essere accettati e ritenuti validi di fiducia e di ascolto non sia tanto importante la preparazione o lo studio e neanche l’esperienza, ma soprattutto l’outfit, come uno si veste, che telefonino ha, quale macchina usa: insomma uno vale per quello che ha e che mostra e non per quello che è o per le sue vere capacità.
Se questo è comunque possibile e a volte anche accettabile nei rapporti umani e sociali, perché è sempre comunque vero che l’occhio vuole la sua parte, teniamo presente che però di fronte a Dio tutta la nostra esteriorità, anche se fosse apparentemente buona, non vale assolutamente niente: lui ci vede nel profondo del cuore e ci conosce davvero. Sappiamo tutti bene che ai nostri giorni già trovare il tempo per seguire abbastanza fedelmente le celebrazioni domenicali o le altre iniziative parrocchiali è un bel impegno e si fa fatica a seguire tutto. Ma se ci lasciamo prendere dal vortice della velocità della nostra società in piena rivoluzione digitale senza preoccuparci adeguatamente della nostra vita interiore e spirituale per ritrovare e mantenere un buon rapporto con Dio che ci conosce nel profondo e sa qual è il significato e lo scopo vero della nostra vita, temo che vivremo sempre e solo la superficie della realtà. Potremmo anche accontentarci e continuare a godere in maniera banale tutto il benessere che la nostra società ci mette a disposizione, ma probabilmente rimarremmo schiavi di piccole soddisfazioni e dolcetti da quattro soldi che appagano solo i nostri sensi esteriori.
Se cerchiamo qualcosa di più arricchente e significativo, per noi e per i nostri ragazzi, credo che la millenaria storia della chiesa e soprattutto il vangelo di Gesù abbiano ancora molto da darci per vivere meglio, con maggior consapevolezza, anche le realtà materiali e quotidiane della nostra società. Il cammino può sembrare esigente e faticoso ma ne vale sicuramente la pena.