Crema News - La nostra fede? E' davvero poca Don Natale Grassi Scalvini

Cremasco, 05 ottobre 2025

XXVII Domenica ord. C​​

 La Parola: ​​Ab 1,2-3;2,2-4  Sal 94 2Tm 1,6-8.13-14  Lc 17,5-10:

 Dal Vangelo secondo Luca ​Lc 17,5-10

 In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) Anche se è già cominciata da un po’ la scuola con tutti i suoi impegni i nostri ragazzi appena possono si ritrovano per qualche partita a calcetto nel nostro oratorio. Se devo essere sincero mi pare che siano un po’ tutti più bravi a parole che poi sul campo: le loro illusioni di superiorità e di vittoria si infrangono spesso contro il reale livello delle loro capacità calcistiche. Gli apostoli sembrano mossi invece da una giusta consapevolezza dei propri limiti per quanto riguarda la fede ma Gesù, che in questo è sicuramente il maestro e l’esempio più alto, li richiama a una realtà ancora più misera di quanto loro pensino: la loro fede è davvero ben poca. Per noi semplici fedeli del terzo millennio cristiano credo che anche il confronto con la poca fede degli apostoli, che pure chiedono a Gesù di aiutarli nel farla crescere, si tratta comunque di un confronto ancora più triste: la nostra fede è davvero poca poca.

 E non sto parlando della mancanza di fede dei tanti che con disarmante banalità neanche si pongono la questione o addirittura irridono e prendono in giro quei creduloni che vanno ancora in chiesa. Sto pensando proprio a noi che pure ci impegniamo a vivere secondo i comandamenti di Dio e ci preoccupiamo anche del nostro benessere spirituale. Purtroppo dobbiamo riconoscere che davvero la nostra fede è ridotta al lumicino, tenuta tante volte accesa solo dalla buona educazione ricevuta e dalle sane abitudini che ci richiamano ogni tanto alla preghiera personale o alla celebrazione eucaristica della domenica, magari a cadenza alterna anche questa.

Certo non giungiamo ai bassi livelli di chi scredita con superficialità chi frequenta la chiesa ma sicuramente non ci freniamo più di tanto quando si tratta di criticare quanti vivono qualche volta la loro fede con atteggiamenti non sempre coerenti e quindi, secondo noi, con un po’ di ipocrisia. 

Credo proprio che in questa materia dobbiamo assolutamente seguire l’esempio degli apostoli; lenti a criticare la fede degli altri e invece molto insistenti nel chiedere al Signore che alimenti e aumenti la nostra fede. Noi non dobbiamo desiderare di spostare le piante nel mare per dimostrare la nostra fede. L’impegno semplice e coerente del cristiano è sempre quello di accogliere la volontà di Dio nella propria vita impegnandosi a far crescere quotidianamente il livello di bontà, onestà e pace nel mondo non con proclami o proteste ma testimoniando concretamente l’amore di Dio per gli uomini con la propria disponibilità a fare il bene, sempre e comunque, e verso tutti. Inoltre il Signore Gesù aggiunge oggi una ciliegina sulla torta del nostro impegno nel vivere con coerenza la nostra fede. Ci ricorda che comunque ogni nostra attività deve sempre avere in Dio il suo inizio e il suo compimento perché noi di fronte a lui siamo proprio dei servi inutili e quindi improduttivi se non operiamo in piena sintonia e comunione con lui, consapevoli che solo grazie alla sua presenza e al suo sostegno anche noi possiamo diventare operatori di giustizia e carità. 

Anche noi sacerdoti, specialmente proprio noi impegnati in questo periodo nel cambio di impegno pastorale, ci sentiamo chiamati personalmente a riconoscere in umiltà la nostra totale dipendenza dalla volontà di Dio e dal suo progetto, chiamati a servire la Chiesa in modi e luoghi diversi ma sempre sentendoci in comunione di fede e speranza con i fedeli cristiani che di volta in volta incrociamo nel nostro cammino e con i quali ci affatichiamo insieme per costruire pian piano il regno di Dio in questa nostra terra cremasca.

Tutti comunque siamo chiamati a collaborare come servi al grande progetto di Dio che vuole portare tutti gli uomini alla conoscenza della verità e all’incontro con lui che è centro e fonte dell’amore e della vera felicità.