Soncino, 31 dicembre 2024

“Mio padre è in ospedale a Porto Ghalib e lo dimetteranno domani. E’ sotto terapia antibiotica e deve essere controllato dai medici”.

Sono le prime parole di Cristina Fappani, la figlia di Peppino, l’odontotecnico di 69 anni di Soncino che domenica mattina ha cercato di salvare la vita a Gianluca Di Gioia, 48 anni, diplomatico romano di stanza in Francia e si è trovato a lottare con uno squalo tigre. Che lo ha ferito”.

Ha parlato con lui?

“Sì. Mi ha detto che sta bene e aspetta di tornare a casa, anche se non sa quando”.

Da quanto tempo i suoi genitori erano a Marsa Alam?

“Sono arrivati a Natale e avrebbero dovuto tornare a casa giovedì, ma adesso non sappiamo ancora nulla”.

Le hanno raccontato che cosa è successo?

“Sì, mia mamma (Laura Valcarenghi, insegnante alle elementari di Orzinuovi, ndr) mi ha chiamato poco dopo le 9 di domenica per avvertirmi che papà era stato ferito da uno squalo, ma che non era grave. Mi ha anche riferito che un altro italiano era morto e che a breve avrei sentito la notizia nei telegiornali, ma di non preoccuparmi perché papà stava bene”.

Sua madre le ha spiegato come si sono svolti i fatti?

“Erano circa le nove, mia mamma era in spiaggia e mio papà si è portato verso la barriera corallina per immergersi e fare snorkeling. Era solo come sempre. A un certo punto ha sentito gridare e ha visto Di Gioia in difficoltà e gli è andato incontro per aiutarlo. Pensava fosse preda di un malore”.

Conosceva Gianluca Di Gioia?

“No, durante la vacanza non si erano mai incontrati”.

E poi che cosa è successo?

“Mia madre mi ha raccontato che mio padre non aveva la minima idea che Di Gioia fosse attaccato da uno squalo, tant’è vero che quando è arrivato non ha fatto in tempo a rendersi conto di che cosa stesse succedendo che si è sentito prendere a una gamba. A quel punto ha capito che c’era lo squalo e ha cominciato a dibattersi”.

Come è riuscito a cavarsela?

“Lo squalo lo ha aggredito alle due gambe e a un braccio, ma senza procurargli ferite gravi. Sul posto sono subito arrivati i soccorritori egiziani che erano sulla spiaggia e lo squalo se ne è andato. Di Gioia e mio padre sono stati portati a riva e poi in ospedale, dove però il diplomatico è giunto cadavere”.

Quindi suo padre non sapeva dello squalo?

“No. Mia madre mi ha riferito che se avesse avuto solo la sensazione sarebbe tornato alla spiaggia e avrebbe avvisato i soccorritori”.

Però quando è stato vicino a Di Gioia e lo squalo lo ha aggredito ha difeso sé stesso e Di Gioia.

“Sì, ha cercato di allontanare lo squalo. Quindi sono arrivati subito i soccorsi che hanno assistito mio padre in modo ottimale”.

“Peppino Fappani? Un eroe”. Non ha esitato a definirlo in questo modo il sindaco di Soncino, Gabriele Gallina, orgoglioso dell’atto di coraggio del suo concittadino.

“Peppino ha dimostrato grande coraggio – riprende il primo cittadino,- andando a soccorrere una persona che neppure conosceva e che aveva bisogno di aiuto. E per questo suo altruismo va ammirato”.

Intanto ieri la procura di Qusayr ha aperto un’inchiesta sulla morte di Di Gioia e il ferimento di Fappani e a breve anche la procura di Roma potrebbe fare altrettanto.