Don Natale Grassi Scalvini
Cremasco, 01 novembre 2025
XXXI Domenica ord. C Commemorazione di tutti i defunti
Dal Vangelo secondo MatteoMt 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Anni fa un mio cuginetto, alla domanda su che cosa volesse fare da grande, sapendo di trovarsi di fronte a un prete, mi ha risposto subito: Il Papa.
Idee molto chiare e forse esagerate.
Mi hanno raccontato invece di un altro piccolo, anche lui un poco esagerato, che di fronte alla domanda su cosa volesse essere da grande, ha risposto in modo molto saggio: Felice! Pensandoci anche solo un pochino direi che questo è proprio il desiderio di tutti e anche Gesù, che ci conosce molto bene, pone come scopo ultimo della nostra esistenza, terrena ed eterna, la beatitudine, cioè la felicità più grande che si possa pensare per un essere umano. Ma la conoscenza e la concretezza del divino Maestro va ben oltre la promessa di un futuro felice, perché egli è consapevole che in realtà la nostra vita terrena deve subire parecchi contraccolpi prima di giungere alla definitiva felicità. Sappiamo poi tutti molto bene che anche quando umanamente possiamo dire che è tutto tranquillo e non possiamo lamentarci di nulla, il timore di perdere quella serenità e quel benessere acquisito ci tengono sempre abbastanza sospettosi e timorosi del futuro. Infatti, anche se in questi giorni possiamo pensare che le guerre, le pestilenze e i disastri naturali sembrano lontani dalla nostra terra, la paura, reale o indotta di quel che può succedere, ci tiene sempre un po’ sul chi va là.
La ricetta che ci offre Gesù per arrivare alla vera felicità invece è allo stesso tempo semplice e impegnativa. Ci rendiamo tutti conto che lo stile di vita proposto nelle beatitudini è davvero esemplare e possiamo dire dal successo assicurato ma l’impegno che ci chiede è a dir poco a misura di Santi e la preghiera di questi giorni a tutti i Santi ci fa sperare di avere in loro degli ottimi alleati nonché esempi concreti di come si possa davvero vivere secondo la nuova legge di Gesù. Eppure proprio noi dovremmo essere quelli più pronti ad accettare una sfida così grande. Viviamo infatti nell’epoca della rivoluzione digitale che vuole convincerci che noi possiamo e dobbiamo ottenere sempre tutto e subito, perché i potenti mezzi della nostra società possono farci raggiungere qualsiasi obiettivo e desiderio.
Quindi perché dubitare che anche dal punto di vista più profondo e spirituale della fede non possiamo raggiungere livelli alti grazie anche all’aiuto e al sostegno di Dio che sempre ci accompagna? La tentazione di accontentarci delle semplici e piccole gioie quotidiane, i famosi dolcetti che in questi giorni rallegrano i nostri bambini, è sempre molto grande e in fondo appagante. Ma se appena ci fermiamo un attimo a riflettere possiamo davvero sentirci chiamati, noi e i nostri cari, a cammini più impegnativi ma anche più remunerativi, perché c’è in gioco la nostra felicità più grande, qui, adesso e per l’eternità.
Non solo il pensiero dei Santi, ma anche quello dei nostri cari defunti che ci han preceduto nell’incontro con il Padre ci deve spingere a trovare sempre nuove motivazioni e risorse interiori per incamminarci con loro verso la patria celeste vivendo su questa terra con i piedi ben piantati ma con lo sguardo e il desiderio verso l’oltre, verso quella gioia e felicità che solo la comunione con Dio ci può dare in pienezza.
Per noi cristiani ogni celebrazione eucaristica è l’incontro con il Padre; qui facciamo comunione con Gesù e quindi possiamo quasi pregustare quella felicità che avremo in pienezza alla fine dei tempi. Cominciamo allora a vivere con gioia anche questi momenti di incontro con il Signore, non di malavoglia e quasi costretti dal dovere del precetto festivo, ma con la consapevolezza di essere chiamati a condividere già un poco la beatitudine che riempirà la nostra eternità.