Crema News - Sulla strada dell'impegno Don Natale Grassi Scalvini

Cremasco, 19 novembre 2033

XXXIII Domenica ordinaria  anno A ​

La Parola: ​​Pr 31,10-13.19-20.30-31  Sal 127 1Ts 5,1-6 Mt 25,14-30:

Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo". Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti"».

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) La scorsa settimana durante una manifestazione storica in ricordo della Signoria a Crema dei Benzoni, ho ricevuto in dono, come ricordo, una fedele riproduzione in alluminio di una delle quattro monete coniate a quei tempi: la Palanca d’argento. Invece il Talento d’oro dei tempi di Gesù, grazie alla parabola che abbiamo appena letto, ha ricevuto nei secoli un significato molto più ampio. Non è più solo una moneta utilizzata per scambi commerciali, ma il Talento è diventato sinonimo di una dote o capacità umana dalle più svariate interpretazioni: beni materiali, ma anche di intelligenza, doti spirituali o di capacità artigianali, ma anche artistiche e di spettacolo, da cui appunto son nati anche alcuni spettacoli televisivi di successo.

Ascoltando l’intera parabola sembra quasi che Gesù voglia soprattutto suscitare terrore nei suoi ascoltatori perché se non si riesce a far fruttare almeno un po’ il dono ricevuto si rischia una penitenza davvero esagerata, direi quasi sproporzionata da parte del Signore. In particolare per quanto riguarda i doni spirituali, a partire dalla fede e più in generale da tutto quanto riguarda la vita del nostro spirito, dobbiamo riconoscere che il nostro mondo, specialmente la nostra società occidentale dei consumi, è particolarmente superficiale e dispersiva: più nessuno sembra preoccuparsi del bene della propria anima, tutti intenti a mantenere e favorire solo il proprio benessere psico-fisico e materiale. Ma come al solito cerchiamo di evitare il pericolo di parlare degli altri, di quelli che non sentono più l’esigenza di dare un po’ di tempo al Signore per accrescere il proprio benessere spirituale e che quindi anche oggi hanno un sacco di altre cose più importanti da fare invece che venire in chiesa per la S. Messa e stare un po’ con il Signore.

Pensiamo invece a noi che almeno proviamo a trafficare i doni del Signore, anche quelli spirituali, cercando di migliorare la nostra esperienza personale delle cose divine e di quelle umane. Ovviamente non si tratta di fare una valutazione oggettiva e numerica di quanto siamo stati capaci di fare in vista della realizzazione dei progetti di Dio per la nostra vita. Credo che ci basti la consapevolezza di essere in cammino, di aver scelto la strada dell’impegno e della coerenza, anche se qualche volta dobbiamo riconoscere i nostri fallimenti e abbiamo sempre le scuse pronte per giustificare la nostra pigrizia. 

Anche se la vita ci ha riservato tanti momenti diversi, più o meno sostenuti dalla nostra buona volontà di fare il bene, credo sia sempre necessario avere la mente e l’anima aperta alle proposte di Dio, perché ogni stagione della vita ha le sue caratteristiche particolari. I talenti, o foni spirituali, che Dio ci offre non sono fissi e immutabili: in realtà possiamo trovare spesso in noi delle capacità che si sono via via rivelate o affinate con l’esperienza e l’impegno nel compiere la volontà del Padre. Possiamo sempre trovare in noi e nei nostri fratelli delle concrete capacità di bene che ci sorprendono al di là della nostra naturale inclinazione al male o del peccato da noi compiuto.

Non dimentichiamo che noi possiamo sempre sbagliare, ma ugualmente non dobbiamo mai rinunciare ai doni spirituali che Dio continua a offrirci nei segni della sua grazia, attraverso i sacramenti o una vita cristiana attenta ai momenti di preghiera personali e comunitaria. Sappiamo per certo che un giorno ci sarà chiesto di dare ragione di quanto operato nella nostra vita. Facciamo in modo che il presente sia solo una anticipazione della pienezza che Dio ci offrirà quel giorno.