Crema, 19 aprile 2025
I messaggio dei vescovi di Crema e Cremona in occasione della Pasqua.
“Divide et impera: ‘crea divisione e potrai regnare’, potremmo parafrasare l’antico motto latino utilizzato in vari modi sia nelle forme di governo autoritarie, sia in quelle democratiche, sembra oggi tornato molto di moda, favorito dall’individualismo crescente, alimentato dalla conflittualità che trova nelle nostre tecnologie un eccellente supporto, sostenuto dall’indubbia difficoltà a orientarsi in un mondo e un’epoca in rapida e incerta trasformazione”.
A fronte di questo, i cristiani guardano a Gesù Cristo, morto e risorto, e lo riconoscono come la ‘nostra pace’, come colui che, salito sulla croce, ha tolto di mezzo i muri di divisione, le reciproche esclusioni e anatemi, e ha condotto coloro che erano divisi a essere uno, una creatura nuova, riconciliata con Dio e con gli altri, nel superamento dell’inimicizia e della discordia (cf. la lettera di Paolo agli Efesini, 2,14-17).
Tutto questo, però – è sempre Paolo che lo ricorda – avviene sulla croce e per mezzo della croce, sulla quale Gesù è stato inchiodato: come a dire che questa pace non è una passeggiata, non è un generico ‘vogliamoci bene’: passa attraverso il dono di una vita intera, richiede l’impegno esigente e pericoloso della ricerca ostinata della verità e del bene.
La fede cristiana vede realizzato tutto questo nella Pasqua di Gesù crocifisso, riconosciuto vivente perché Dio, il Padre, lo ha fatto entrare nella pienezza della vita. La Pasqua di quest’anno 2025, per grazia di Dio, vedrà tutti i cristiani, di tutte le confessioni, celebrare la Pasqua nella stessa data del 20 aprile.
È un segno di unità: piccolo quanto si vuole (ma, fin dall’inizio, la novità della Pasqua non si è presentata con segni clamorosi, tutt’altro…), ma che può essere promettente. Ci sarà sempre chi proverà a dividere, a separare, a mettere in conflitto persone, situazioni, popoli, per poterli meglio condizionare e dominare.
Chi guarda a Gesù Cristo, morto e risorto, ‘nostra pace e riconciliazione’, celebrando la Pasqua non può che andare incontro a tutti, e tutti chiamare ‘fratello, sorella’, intessendo legami e perseguendo ostinatamente concordia e fiducia. Mi auguro che in questa Pasqua siano in tanti, credenti o no, a respingere la strategia della discordia, del conflitto, e a seminare riconciliazione, fraternità e speranza vera. Buona Pasqua!
Monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema
Meglio scriverlo sia in ebraico che in arabo, per ricordare quanto ne abbiamo tremendo bisogno tutti, ovunque. La Pasqua non viene per darci un’illusoria pausa di spensieratezza primaverile, rispetto ai drammi e alle paure che ci affliggono. Viene piuttosto a ridestare ragioni di speranza, aprire vie di cambiamento, prospettive di vita nuova, quella che scaturisce da una morte disarmata del suo veleno.
La passione del Figlio di Dio, la sua Pasqua di morte e risurrezione, è l’evento unico, decisivo e integrale della rigenerazione umana, persino di una nuova creazione. Come aveva detto il profeta: «Ecco, faccio una cosa nuova, non ve ne accorgete?». È la pace, questa cosa nuova, che Dio inaugura capovolgendo la logica della forza muscolare con la debolezza di cui riveste la sua onnipotenza spirituale, morale.
Perciò la via da riprendere è quella del dialogo, non del monologo arrogante, ed è il rispetto delle diversità che accredita la diplomazia e rinsalda la democrazia. Stili che i cristiani riassumono oggi nella ‘sinodalità’, ossia nel camminare insieme, come popolo in cui anche i più piccoli e fragili hanno la medesima dignità, e diventano corresponsabili del bene e del futuro di tutti.
In modo che nessuno si erga a padrone del mondo, spacciandosi per il suo salvatore. Dio è sempre all’opera perché i suoi figli abbiano vita, in abbondanza e con giustizia. Dalla Pasqua del Figlio fa scaturire una sorgente, quella dello Spirito, che ricolma anche le più piccole creature, perché osino credere, sperare, amare. Chi si mette in ascolto dello Spirito sa cogliere la profondità della realtà, vede le sue luci più piccole e calde, raccoglie ogni briciola di vero bene, incrocia sguardi e benedice esistenze, osa passi e incontri che riconciliano con la vita, riceve e dona amore, quasi senza accorgersene.
Ce n’è tanta di gente così, nelle nostre comunità semplici e laboriose, nelle famiglie e nelle case. Ci sono tante persone che fanno Pasqua nel segreto dell’anima, che testimoniano la forza della vita anche sotto pesanti croci, che inventano gesti per rimettere in piedi chi non ce la fa. Il mio auguriopasquale è che ciascuno di noi se ne accorga: del bene che gli viene incontro, del desiderio che si riaccende, del dono che sorprende e rallegra. Che ci si accorga del Vivente, incarnato in miliardi di meravigliose e delicatissime esistenze umane, tutte sacre e intoccabili, tutte chiamate alla pienezza della pace. Cominciando col dire sì alla vita e no alla guerra, pronte a fare Pasqua in sé e attorno a sé, diventando così quell’invincibile forza di pace di cui abbiamo bisogno.
Monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona