
Crema, 22 maggio 2025
Dio perdona, la Bonaldi no.
E fa bene, perché troppe volte l'uso di Fb e degli altri mezzi di comunicazione in internet sono utilizzati con troppa disinvoltura, come se non ci si rendesse conto del peso delle parole o come se si pensasse che con questi mezzi si può scrivere qualsiasi cosa.
Non è così. Troppo leggeri i commentatori che troppo spesso sconfinano. E se qualcuno lascia perdere per carità cristiana, qualcun altro se la prende e, con pieno diritto, va in tribunale.
E' il caso di F.H, 24 anni, che nel settembre del 2020, in piena pandemia, aveva espresso un giudizio del tutto inappropriato ("Sto pensando che - la sindaco - dovrebbe dimettersi per quanto fa schifo a rovinare la vita a dei bambini appena nati") accompagnato da insulti e minacce tipici di molti, troppi leoni da tastiera. Il risentimento di F.H. riguardava la decisione della sindaco di iscrivere all'anagrafe il figlio di una coppia di due donne. Al termine del dibattimento il Pm aveva chiesto al giudice di condannare F.H. a nove mesi di reclusione, mentre l'avvocata dell'imputato aveva cercato di insinuare il dubbio che l'autore di frase e insulti fosse proprio la persona imputata. Il magistrato ha accettato la tesi del Pm e ha condannato F.H. a sette mesi di reclusione, pena sospesa e al pagamento di una provvisionale di 3000 euro.
Ah, lo stesso F.H. lo scorso anno era già stato nelle aule giudiziarie per una medesima accusa: era accusato di aver insultato un vigile. Quella volta se l''è cavata perché non è stato provato che il leone da tastiera era proprio lui.