Cremasco, 03 novembre 2024
XXXI ordinaria B
La Parola: Dt 6,2-6 Sal 17 Eb 7,23-28 Mc 12,28-34:
Dal Vangelo secondo Marco Mc 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore.
(Don Natale Grassi Scalvini) Da questa sera pare che cambi il gioco televisivo serale del dopo cena, ma so già che anche in casa parrocchiale saremo ancora impegnati a trovare la parola giusta e soprattutto che saremo ancora tante volte uniti a tutti quelli che ci sono quasi arrivati, giungendo proprio vicino alla soluzione. Sensazione che deve aver provato anche lo scriba del Vangelo di oggi che si sente dire proprio da Gesù che ci è andato molto vicino: la risposta giusta alla domanda che lui stesso ha posto al Maestro, in realtà la conosce già e quindi è proprio vicino al regno di Dio, più di quanto lui pensi. Ma come vale per i giochi televisivi così ancor di più nella realtà, ben più importante della vita cristiana e del nostro rapporto con Dio, non basta andarci vicino e prendere il palo, dobbiamo fare in modo che la comprensione del vero e più grande comandamento diventi realtà praticata e vissuta ogni giorno con fedeltà.
Sono infatti convinto che su questo argomento tutti noi avremmo fatto la stessa figura dello scriba: la risposta la conosciamo bene e fin da bambini. Quello che ci manca semmai è la costanza e decisione di vivere sempre ogni giorno con la preoccupazione fondamentale di amare Dio e il prossimo al massimo delle nostre forze e possibilità. Questo è proprio quel che ci dà più fastidio, perché tutti noi, pur conoscendo bene il primo e il più grande dei comandamenti ci impegniamo anche a metterlo in pratica e tante volte ci riusciamo.
Purtroppo la costanza non è il nostro forte e di fronte ad alcune azioni ben riuscite secondo il comandamento di Dio riusciamo a mettere in fila anche tanti momenti in cui il nostro egoismo, la nostra ricerca del benessere e della tranquillità personale ci spingono a tralasciare la parola di Dio e ad accontentarci dei nostri piccoli traguardi di gioia momentanea.
Eppure proprio in questi giorni in cui preghiamo e ricordiamo tutti i santi e tutti i nostri cari fratelli e sorelle defunti dovremmo sentirci più attenti al valore eterno delle nostre opere, senza accontentarci di star bene oggi e domani sperando che non ci capiti nulla di male dopodomani, ma piuttosto preoccupati di prepararci un posto adeguato anche per la vita eterna accanto ai nostri fratelli e amici più grandi già entrati nella gloria del regno di Dio.
Non dobbiamo assolutamente puntare solo ad andarci vicino. Proprio noi che conosciamo fin da bambini la volontà di Dio, noi che abbiamo sperimentato tante volte il suo amore e i segni della sua presenza in mezzo a noi, fino al punto di mangiare il suo corpo per vivere in comunione con lui, non possiamo rischiare di perdere l’occasione di centrare l’unico vero scopo necessario per la nostra vita: il regno di Dio.
Naturalmente noi non abbiamo difficoltà a riconoscere che l’amore verso Dio e verso i fratelli sia il compito principale e decisivo della nostra vita. Quel che ci spaventa un po’ e ci fa dubitare della riuscita finale del nostro impegno è la richiesta della misura di questo amore. Gesù infatti non usa mezzi termini e non ci gira intorno cercando di mediare una misura che vada bene un po’ a tutti. Anche se poi la sua misericordia è tanto grande che alla fine penso che si accontenterà del massimo che noi possiamo fare, lui parte subito in quarta e ci chiede semplicemente il tutto. E noi sappiamo bene come queste parole, Tutto e Per Sempre, ci spaventino e ci sembrino più grandi delle nostre possibilità e capacità.
Certo se pensiamo di dover portare frutti da cento per cento forse avremmo anche ragione a dubitare della riuscita della nostra vita, ma anche in questo vale la legge della relatività e ciascuno è chiamato in realtà a dare Tutto quello che è in suo potere anche se questo si traducesse poi nella piccola goccia che si perde nel mare. Ma sappiamo bene che ogni goccia d’amore non va perduta e sia i nostri fratelli come Dio stesso godono pienamente di qualsiasi briciola d’amore che riusciamo a dare. La misura di tutto è sempre il nostro cuore e l’amore che siamo consapevoli di aver ricevuto.
Poi non ci resta che ricambiarlo nella misura maggiore possibile alle nostre limitate capacità.