Crema, 17 febbraio 2025

Oggi è la giornata mondiale del gatto. Chi ha un gatto (o più!) in casa saprà che ci sono diversi studi che confermano i benefici di avere un micio accanto a sé: abbassa la pressione sanguigna, aiuta a dormire meglio, migliora il sistema immunitario, è un sostegno emotivo e combatte la solitudine... e altro ancora. 

In occasione della giornata al gatto, che ricade annualmente il 17 febbraio, ecco alcuni detti che li riguardano e sono d'uso in varie parti del mondo.

È comune in spagnolo dire “cercare tre zampe al gatto” quando si vuole complicare inutilmente una situazione semplice oppure perdersi in sottigliezze (da noi si dice: “cercare il pelo nell’uovo”). Tuttavia, questa frase potrebbe sembrare inizialmente ambigua e poco logica, dato che i gatti hanno 4 zampe e cercarne 3 quindi non sarebbe difficile. L’origine risale a una versione più antica, modificata in un periodo antecedente al 1605 (anno di pubblicazione del Don Chisciotte, in cui compare proprio l’espressione “buscar tres pies al gato”): “buscarle cinco pies al gato, y no tiene más que cuatro” (“cercare cinque zampe al gatto, che ne ha solo quattro”), a cui spesso seguiva una battuta ironica “No, che son cinco con il rabo” (“No, sono cinque con la coda”); nel corso dei secoli, il “cinque” è diventato “tre” ma il significato è rimasto invariato.

C'è un'espressione portoghese che significa “il gatto scottato ha paura dell’acqua fredda” e indica che se si vive un’esperienza negativa, è naturale che si abbia timore di doverla rivivere o di affrontare situazioni simili. Proprio come il gatto che, scottato dall’acqua calda, non riesce a capire che l’acqua fredda non rappresenta un pericolo per la sua vita, così una persona, dopo una situazione traumatica, tende ad avere un atteggiamento più cauto e prudente.

I gatti sono i protagonisti di una simpatica espressione rumena “non gettare il gatto nel cortile altrui”, parafrasabile in italiano come “non incolpare gli altri per qualcosa di cui non hanno colpa o non sono responsabili”. Nel folklore rumeno, i gatti sono spesso associati all’astuzia e alla scaltrezza, motivo per cui questa frase fa riferimento al tentativo di fuggire da un problema, trasferendo la colpa e la responsabilità a qualcun altro.

L' espressione giapponese “un topo che viene messo all’angolo morde il gatto”, vuole sottolineare che se spinti al limite, anche i più timorosi e insicuri (come i topi di fronte al loro naturale predatore) tirano fuori… le unghie. Suggerisce quindi di non sottovalutare nessuno, perché anche chi in apparenza può sembrare più debole, se messo alle strette, può sorprendere.

Si tratta di un proverbio italiano molto popolare la cui prima attestazione risale al ‘500 con il significato di “qui qualcosa non quadra”. In questo caso, l’associazione è con la furbizia “silenziosa” e discreta dei gatti, che in alcuni casi sono stati considerati animali abili nel cogliere il momento più opportuno per agire indisturbati e compiere qualche malefatta senza essere scoperti. Inoltre, quando accudiscono i cuccioli, le gatte si dimostrano particolarmente guardinghe.

La resilienza dei gatti è universalmente riconosciuta, al punto che in numerose culture del mondo viene attribuita loro un’aura quasi mistica e si crede che possiedano più di una vita. In particolare, in inglese, turco e in diverse lingue slave si dice che ne abbiano nove, mentre in italiano, spagnolo, portoghese e tedesco si fermano a sette (nove sono le code della frusta...). Tra gli egizi il gatto era animale sacro, anche se non si sa bene perché. Una ragione potrebbe essere data dal fatto che il felino è l'unico che sappia avere ragione degli scorpioni, animali letali per l'uomo. Di qui la sua sacralità sulle rive del Nilo.