Crema News - Buon Natale, ma che fatica Don Natale Grassi Scalvini celebra in una grotta

Cremasco, 25 dicembre

Natale del Signore - Messa della Notte

 La Parola: ​​Is 9,1-6  Sal 95  Tt 2,11-14  Lc 2,1-14

 Dal Vangelo secondo LucaLc 2,1-14

 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». 

Parola del Signore.

 

(Don Natale Grassi Scalvini) Il Natale del Signore è la festa della gioia, anzi di una grande gioia, ma è anche parecchio impegnativa. Valgono per tutti infatti gli auguri che ci scambiamo in questo periodo, ma per qualcuno, e non faccio nomi perché sapete a chi mi riferisco, è ancora più esigente perché l’auspicio di un Santo Natale o di un Buon Natale potrebbe risuonare tutto l’anno come un impegno dovuto e certamente assai pesante. Preferisco allora l’augurio di un bel Natale che almeno non chiede particolare fatica e in fondo ci si può accontentare di una bella faccia. Ne siamo tutti consapevoli: il Natale è anche una festa faticosa.

Ma prima di pensare alla nostra fatica per celebrare degnamente il Natale del Signore con un miglioramento deciso della nostra vita penso sia giusto fermarci a considerare la fatica dell’Unigenito Figlio di Dio, l’Eterno, la Luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato che viene a sperimentare la nostra condizione umana. E tutti noi abbiamo certamente ben presente, fin dalla più tenera età, appena siamo diventati consapevoli di noi stessi, di quanto sia faticosa e a volte dolorosa l’esperienza di ogni umana creatura, così fragile e piccola cosa anche nel nostro mondo così tecnologico e apparentemente sicuro e forte. 

Credo che non riusciamo neanche a immaginare la fatica che deve aver affrontato un Dio perfetto e completo in sé stesso, nell’entrare concretamente in un corpo umano, così limitato e, soprattutto nei primi momenti di vita, così dipendente dagli altri, dalla madre innanzitutto ma anche da tutti quelli che contribuiscono alla difesa della sua vita. Pensate un po’: l’Onnipotente creatore del cielo e della terra che deve la sua vita al respiro caldo di due animali, l’asino e il bue sempre presenti in ogni presepe, segno esplicito della umiltà e precarietà della vita umana del Salvatore del mondo. Non solo l’inizio deve essere stato traumatico ma certamente anche il lento e quotidiano impegno della crescita umana di questo piccolo uomo, come d’altronde è stato per miliardi di altri esseri umani. Per non parlare poi della esperienza più drammatica e impensabile per un Dio eterno, quella della morte; ma di questa parleremo tra qualche mese, nei giorni della sua Pasqua di morte e risurrezione. 

Parlando di noi dobbiamo considerare che solo se siamo davvero consapevoli della fatica sopportata da Gesù fin dagli inizi della sua opera salvifica riusciamo ad accettare poi come leggeri e facili da affrontare i nostri impegni per accogliere e contraccambiare tutto il suo amore con le nostre parole e le opere quotidiane. Anche se non osiamo puntare a un Santo Natale, per quanto sappiamo bene che in realtà nulla sia impossibile a Dio purché ci fidiamo di lui, vediamo di mettercela tutta perché sia almeno un Buon Natale, grazie alla bontà vivente che ciascuno di noi può incarnare quotidianamente.

Non lasciamoci travolgere dai venti di guerra e di morte che sembrano avvolgere il mondo; lasciamoci piuttosto avvolgere ancora una volta dalla luce che viene a illuminare il mondo, il vero sole della nostra vita, colui che ci può davvero rischiarare nei momenti bui e tristi e scaldarci col suo amore infinito, pronto a farsi davvero uno di noi perché noi possiamo diventare come lui.

Veniamo ad adorare e pregare il bambino Gesù in questi giorni, ma soprattutto portiamolo con noi ogni giorno perché ancora porti gioia a noi, ai nostri cari e a tutti gli uomini di buona volontà..