Crema, 19 luglio 2021
"Venite in Grecia, non serve il green pass".
Era una pubblicità allettante che ha ammaliato molti, anche dalle nostre parti. Però, al momento di tornare, i turisti hanno dovuto fare i conti (e che conti) con scarsa informazione, burocrazia, impreparazione.
Succede qualche giorno fa a una persona di Ombriano, Turiddo Pariscenti, 72 anni, che con la moglie decide di andare a passare una settimana al mare in Grecia. Lui è già immune, lei si è sottoposta solo alla prima dose. Vanno, si fermano, girano e poi ritornano. Almeno, ci provano.
"Quando siamo arrivati in aeroporto, al momento dell'imbarco ci hanno chiesto il Plf (passenger locator form). Non l'avevamo e allora ci hanno chiesto di mostrare l'esito di un tampone fatto non più di 24 ore prima. Non l'avevamo e ci siamo detti disponibili a eseguire l'esame, naturalmente pagando. E qui la prima brutta sorpresa: in aeroporto non si effettuano tamponi! Ci hanno dirottato su una clinica, la più vicina all'aeroporto. Venti minuti per andarci in taxi, altri venti minuti per l'esame e i risultati e altri venti per tornare. In totale un'ora e quando siamo arrivati di nuovo in aeroporto, l'aereo era già partito. Abbiamo dovuto riprendere i bagagli, prenotare un albergo per la notte e tornare in aeroporto il giorno successivo. In tutto, circa 500 euro di spese in più".
Nessuno in albergo ha avvertito dell'esistenza di questo Plf. Sarebbe bastato avvertire gli ospiti e i nostri cremaschi avrebbero provveduto per tempo a ottemperare all'obbligo.
Vieni in Grecia, poi a tornare...