
Spino d'Adda, 29 luglio 2020
“Abbiamo un paese disastrato dal recente nubifragio con un sacco di interventi da mettere in atto nel più breve tempo possibile e non possiamo utilizzare la manodopera che è a casa con le mani in mano”. E’ la lamentela di Enzo Galbiati, vice sindaco del paese che da tempo chiede di poter utilizzare per i lavori socialmente utili i 19 residenti che percepiscono il reddito di cittadinanza, ma senza alcun successo. “Sono mesi che chiedo a tutti di interessare i parlamentari su questo problema. A noi quelle persone servono moltissimo. Possono lavorare da otto a sedici ore la settimana e adesso, a causa di quello che è successo a causa del nubifragio della scorsa settimana, potrebbero impegnarsi per aiutare in paese a ripulire dai rami strappati, svuotare i tombini che non ricevono più acqua, pulire i parchi che, oltre al temporale che li ha messi a soqquadro, sono sempre il bersaglio preferito di vandali che spaccano e sporcano. Non penso di chiedere molto”.
Galbiati ha chiesto di mettersi insieme e di inviare questa proposta a Roma, dove da sempre si sa che chi percepisce il reddito di cittadinanza, intanto che attende un impiego, potrebbe dare una mano al paese dove risiede. Una proposta intelligente, ma che non trova i giusti santi… in Parlamento. Per la verità, anziché attendere che le città più grandi del territorio si muovano verso questo obiettivo, che pare non essere condiviso da tutti, visti i tira e molla di questi mesi, si potrebbe interessare l’Area omogenea. La richiesta di 48 comuni del cremasco, se si trovasse l’accordo sul punto, non dovrebbe passare inosservata neppure a Roma.
Nella foto, Enzo Galbiati, vice sindaco di Spino d'Adda